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L'immagine della settimana

Fabbricante di lacrime

Editoriale 16/2024

La lunga primavera

Il mondo del cinema (e dell’audiovisivo) è in trepidazione, nell’attesa del cosiddetto riparto del Fondo cinema e audiovisivo che, per il 2024, ammonterà a 696 milioni di euro, contro i 746 milioni dello scorso anno, causa taglio lineare ai ministeri. Da tale provvedimento, di cui al momento sappiamo solo che, come dichiarato dal ministro della Cultura Sangiuliano, «52 milioni andranno ai film e alle serie incentrati sulla storia e i personaggi che rappresentano l’identità nazionale», dipende tutto il sistema cinema. Ragion per cui lo scorso 5 aprile 23 sigle associative hanno tenuto al cinema Adriano di Roma un’affollatissima conferenza stampa, la cui convocazione non è piaciuta alla sottosegretaria alla Cultura Lucia Borgonzoni. Tra le richieste esplicitate: la certezza sulle risorse del tax credit - che, come anticipato il 9 aprile da Sangiuliano su “Il Foglio”, sarà completamente riformato per correggere «gli incontrovertibili abusi» (ci ha lavorato il direttore generale Cinema e audiovisivo Nicola Borrelli) -, lo sblocco dei contributi automatici fermi da quattro anni e un’attenzione al documentario non presente nel Testo unico dei servizi di media audiovisivi (TUSMA), riformato di recente e che non prevede neanche la sottoquota animazione. Dettaglio, questo, che ha molto sorpreso anche Iginio Straffi, fondatore dell’italianissimo (uno dei pochi rimasti) colosso Rainbow, del cui gruppo fa parte anche Colorado Film, studio di produzione dietro peraltro a Fabbricante di lacrime, uscito a inizio aprile e mantenutosi per diversi giorni in cima alla classifica dei film più visti al mondo su Netflix (la prima volta per un titolo italiano). A proposito di Netflix: Artisti 7607 ha citato in giudizio l’azienda davanti al tribunale di Roma al fine di «ottenere il compenso adeguato e proporzionato spettante per legge ai propri artisti mandanti». Neri Marcorè, nel consiglio di amministrazione della combattiva società cooperativa di attori assieme a nomi come Carmen Giardina, Elio Germano e Michele Riondino, sogna di portare la percentuale, attualmente dello 0,0002%, al «2-3%». Netflix, che aveva trovato un accordo con la rappresentanza maggioritaria di attori di Nuovo IMAIE, aspetta «la decisione del tribunale», che la vede favorita. Curiosamente, proprio le piattaforme sono risultate le grandi assenti agli Stati generali del cinema in Sicilia (12-14 aprile) nel corso dei quali oltre 200 addetti ai lavori si sono confrontati all’interno del dibattito Tax credit, cineturismo e internazionalizzazione: un osservatorio su dinamiche e prospettive del sistema audiovisivo. Nel corso di un panel sulla promozione, l’Associazione festival italiani di cinema - AFIC (presieduta da chi scrive) ha sottolineato i dati di una ricerca da cui risulta, grazie all’approfondimento di CinExpert di Cinetel, che le presenze ai festival sono stimate a due milioni ma, tra i principali motivi di preoccupazione per il 70% del settore, c’è proprio l’incertezza «dei tempi di pubblicazione dei bandi ministeriali». È una lunga primavera, questa, per il cinema italiano, che si affaccia alla prima metà dell’anno senza alcuna sicurezza su regole, tempi e modi di un settore molto (troppo?) dipendente dallo Stato.

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