George A. Romero attraverso i film

A essere per sempre "vivente", del grande regista scomparso il 16 luglio, è l'opera


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La notte dei morti viventi (1968)

di George A. Romero

Barbara e Johnny Blair guidano per la Pennsylvania, diretti verso casa del padre, ma sono attaccati da strani uomini e finiscono per cercare riparo. Ben li accoglie a casa sua, che sigilla preparandosi a un assedio contro i morti viventi di cui parla la radio. Nella casa però, in cantina, si erano già rifugiati Harry ed Helen Cooper con la loro figlia Karen. Insieme dovranno sopravvivere a una notte d’assedio… George Romero distacca gli zombie dal mito haitiano facendone non più burattini, bensì una massa indistinta, lenta ma inesorabile. I morti viventi sono così l’incarnazione delle paranoie di una società che allora era spaventata da molte cose, dal pericolo rosso ai diritti civili. Uno dei protagonisti è infatti un nero ed è facile vedere nei suoi occhi che i morti viventi sono come un gruppo di bianchi pronto al linciaggio. Per la famiglia in trappola, la massa esterna è invece un orrore biblico, ma non è più spaventosa del progresso portato dal nero e dai giovani che si ritrovano in casa. L’assedio infatti funziona al contrario rispetto ai classici western: anziché rinsaldare il patto sociale sotto la minaccia di un nemico comune, l’essere imbottigliati e sotto pressione non fa altro che allargare le crepe insanabili di una società divisa. Per questo non c’è nessuna speranza nei film di Romero, e non ce n’è neppure per gli zombie, che sono mostri affamati, ma pure vittime degli zotici armati che scatenano su di loro tutta la propria rabbia repressa, con tanto di scempio di corpi. Tutti temi che torneranno nei capitoli successivi della saga, ma già in nuce in questa prima seminale opera. 

Andrea Fornasiero

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