I leader dei paesi latinoamericani si ritrovano a Valle Nevado, località turistica sulla cordillera, ospiti della "presidenta" del Cile, per discutere della possibilità di creare un OPEC continentale. Messico di qua e Brasile di là, con i gringo a volteggiare come condor sulla trattativa (il rappresentante del governo Usa che muove le fila in gran segreto da Santiago è Christian Slater). Il presidente argentino interpretato da Ricardo Darín sembra il politico più debole, qualcuno assai perfidamente lo chiama “el hombre invisible”. Inoltre è incastrato tra casini personali, guai giudiziari, una figlia in catalessi curata dallo psichiatra Alfredo Castro e consiglieri rapaci. Ma chissà che le apparenze non ingannino. Sceneggiatura (scritta dal regista Santiago Mitre e da Mariano Llinás) e cast clamorosi per un dramma shakespeariano dove il privato è politico. Una specie di House of Cards più sottile, meno caricaturale, molto sudamericano per come la "metafisica delle apparenze" prende il sopravvento sui personaggi e sul destino stesso della storia (quella con la s maiuscola). Il passato, per le figure tragiche riunite nell'Overlook Hotel andino, è una terra straniera dove la verità non parla la stessa lingua.