Addio e grazie per tutte le news #069
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Addio e grazie per tutte le news #069
In attesa di La passione di Cristo 2
Mel Gibson è come uno di quegli enormi aggiornamenti di Windows 98, eterno e inesorabile. Dopo la medaglia d'oro al decathlon delle brutte persone – omofobia, molestie, misoginia, sessismo, antisemitismo, ubriachezza molesta al volante, razzismo, fondamentalismo religioso, antiabortismo e Il patriota – e la conseguente caduta nel baratro delle persone non grate a Hollywood, l'attore e regista finto australiano ha cominciato una lenta ma costante risalita da figliol prodigo, al momento giunta alla nomination per la miglior regia grazie a La battaglia di Hacksaw Ridge. Prima della prossima uscita di cattivo gusto, all'appello mancano giusto giusto gli asiatici, Gibson tenta di recuperare definitivamente lo status perduto a causa del pessimo voto in condotta con un ruolo da co-protagonista nell'atteso Black Flies, considerata dagli addetti ai lavori fra le migliori sceneggiature non ancora prodotte, tratta dall'omonimo romanzo di Shannon Burke e diretta da Jean-Stephane Sauvaire, recentemente passato a Cannes con A Prayer Before Dawn, romantica storia d'amore tra un pugile tossicodipendente inglese e 500 incazzatissimi galeotti indigeni in una prigione thailandese. Al fianco di Gibson il giovane prodigio Tye Sheridan, Ciclope sullo schermo e in generale nella sua filmografia – ha fatto un sacco di cose belle, è davvero molto bravo, ma alla fine tutti si dimenticano di lui perché c'è Wolverine. La storia sarà quella di due paramedici, il pivello entusiasta e il vecchio cinico lupo d'ambulanza, che girano per le strade di New York. Che, bizzarramente, era la stessa premessa nella prima stesura della sceneggiatura di Buona giornata (su Canale 5 alle 21.20). Poi Lino Banfi ha usato tutta la sua influenza politica per farla modificare e poter interpretare un senatore corrotto.
Aaron Sorkin come Nanni Moretti, ma più abbronzato
Dopo mesi di tira e molla – lo fa o non lo fa, lo fa ma non lo dice o non lo fa e lo dice? – il buon Aaron Sorkin ha finalmente confermato che la sua sceneggiatura The Trial of the Chicago 7 diventerà un film. C'era solo da aspettare che la sua versione di Il buio oltre la siepe distruggesse ogni record di incassi per il teatro di prosa a Broadway. Per festeggiare l'ufficialità, Sorkin e compagnia producente hanno annunciato la maggior parte dei nomi che andranno a comporre l'affollato cast. Sorkin non è nuovo a scelte di casting fuori dai canoni e spesso azzeccate, come Jonah Hill in L'arte di vincere o Justin Timberlake in The Social Network, e si ripete anche qui con un variegato quadrilatero di protagonisti: Seth Rogen, Joseph Gordon-Levitt, Eddie Redmayne e Sacha Baron Cohen. Il film racconterà il celebre e grottesco processo politico ai danni di una manciata di rumorosi attivisti che, nel 1968, organizzarono una protesta durante la convention del partito democratico. Qua da noi, invece, a Pericle il nero (su Rai 2 alle 21.05) darebbero come minimo un ministero senza portafogli.
Addio a Julie Adams
È scomparsa domenica nella sua casa di Los Angeles, alla ragguardevole età di 92 anni, Julie Adams, indimenticabile diva della Hollywood anni '50 e quindi precorritrice ante-litteram della diaspora verso il piccolo schermo delle stelle del cinema. Adams è entrata nel culto cinematografico con il ruolo da protagonista, nel 1954, dell'horror Il mostro della laguna nera. Ma anche per la sua costante presenza nei migliori western di quel decennio, fiancheggiata da James Stewart, Rock Hudson, Glenn Ford, Van Heflin e diretta da maestri del genere del calibro di Raoul Walsh, Anthony Mann e Budd Boetticher in titoli come L'oro maledetto, L'avventuriero della Louisiana, Il traditore di Fort Alamo, Le ali del falco o L'ultimo dei comanches. Dalla fine degli anni '50 in poi c'è soprattutto la Tv per Adams, che segna cinque decadi di piccolo schermo entrando nei cast di, tra le altre serie, Le strade di San Francisco, Medical Center, La signora in giallo, Beverly Hills 90210, Melrose Place e Lost.
In breve:
La corporazione dei registi ha rifilato i suoi annuali premi. La bella notizia è che Bo Burnham ha vinto quello come miglior regista esordiente per l'ottimo Eighth Grade. La notizia bizzarra è che due attori, Bill Hader e Ben Stiller, hanno vinto due premi per la regia televisiva, rispettivamente miglior commedia (Barry) e miglior miniserie (Escape at Dannemora). La notizia bene ma non benissimo l'ha avuta Adam McKay, che non ha vinto il premio per Vice – L'uomo nell'ombra, ma l'ha vinto per la miglior regia di una serie drammatica con Succession. E la non notizia è che Alfonso Cuarón si è portato a casa la statuetta principale per il suo lavoro su Roma. Dall'ennesimo premio della stagione dei premi è tutto.
Con un sentito ringraziamento al Festival di Rotterdam, che si è concluso due giorni or sono, lasciamo appoggiate qui una serie di masterclass tenute da alcuni dei più interessanti registi in circolazione: da Claire Denis a Jia Zhangke, passando per Carlos Reygadas e il nostro Roberto Minervini. Per allietare le serate più irrecuperabili. Quelle in cui, per esempio, non si riguarda per l'ennesima volta Gomorra (su Rai 2 alle 23).
Il contributo video di oggi è la summa del weekend del Super Bowl, quello in cui tutta l'America si ritrova a festeggiare la vittoria del capitalismo con la scusa di un sacco di uomini enormi ricoperti di protezioni che se le danno di santa ragione. Tra un'azione e l'altra della finale del campionato di football americano, si svolge la vera attrazione: la bonanza di pubblicità che ogni anno viene appositamente preparata per l'evento sportivo (e non) più seguito dagli statunitensi. Quest'anno vince Burger King, che è andata a riprendersi un vecchio filmato di Andy Warhol che, per un documentario danese del 1982, mangia in religioso silenzio (o quasi) un hamburger. A voi la versione integrale del pasto pubblicitario.
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