Addio e grazie per tutte le news #073
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Addio e grazie per tutte le news #073
Qualcuno dia un altro oceano da esplorare a James Cameron
James Cameron è un tizio che giustamente – per dirne una, è fra i pochi al mondo ad essersi fatto un giro nelle profondità della Fossa delle Marianne; e con un batiscafo che si è progettato e costruito da sé – crede di essere un dio, e al momento è in fissa con la parte più buffa del suo complesso divino: i battesimi e la nomenclatura. Impegnato su più fronti sia come produttore sia come sceneggiatore e regista, e che fronti: tra i principali il reboot di Terminator e la sfilza di sequel di Avatar, il regista canadese ha passato gli ultimi giorni, dev'essere la sua versione della ricreazione, a confermare i titoli provvisori dei suoi prossimi progetti. Il nuovo Terminator diretto da Tim Miller, che con un magistrale colpo di spugna torna al 1991 post Il giorno del giudizio eliminando dalla timeline canonica i successivi tre film (Le macchine ribelli, Salvation e Genisys), si intitolerà Dark Fate, il destino oscuro. Ma il colpo di classe, Cameron l'ha riservato al pezzo pregiato della sua collezione. I titoli sinora presi in considerazione per i seguiti di Avatar, infatti, sono uno più complicato dell'altro per il reparto marketing Disney – che avendo rilevato Fox è il nuovo distributore dei film della saga. Che siano titoli extra generici e potenzialmente ambigui – The Way of Water, la via dell'acqua, e The Seed Bearer, il portatore del seme – o nomi ultra specifici che ancora non dicono nulla allo spettatore, come The Tulkun Rider, comunque suonano difficili da vendere. A meno di non usare la strategia certificata nota come: “È un film di James Cameron, lo andate a vedere comunque: perché sprecare energie per convincervi?”. Per lo stesso principio potrebbero direttamente rinunciare a qualsivoglia titolo evocativo, come hanno fatto per Solo: A Star Wars Story (su Sky Cinema 1 alle 21.15).
Bingo per Alfonso Cuarón
I BAFTA Awards sono quel premio che va scritto tutto in maiuscolo perché, oltre a essere l'acronimo di British Academy of Film and Television Arts, sono pur sempre gli Oscar inglesi e, per spirito nostalgico, meritano di occupare più spazio, quantomeno in grafica, rispetto all'adorabile riffa dell'Academy che ogni anno i simpatici bifolchi dell'ex colonia al di là dell'Atlantico organizzano per la sagra di Hollywood. Come ogni evento britannico che si rispetti, hanno trionfato la prosa e lo stoicismo, con quella punta di masochismo che rende tutto più piccante. Il film di casa infatti, La favorita, era partito molto bene ottenendo il maggior numero di nomination, ha continuato ancora meglio nel corso della premiazione portandosi a casa alcuni dei premi secondari più ambiti (scenografie, trucco&parrucco e miglior sceneggiatura originale) e arrivando con gran rincorsa all'apice della serata, pronto per un'epica incoronazione davanti al pubblico di casa. Quando tutta questa gioia zuccherosa da musical americano stava per dare il colpo di grazia agli astanti, abituati alla più pacata compostezza dei finali mesti, il realismo inglese è fortunatamente intervenuto premiando, come miglior film, Roma di Alfonso Cuarón, il quale ha completato il poker personale con le statuette per la miglior fotografia, regia e per il miglior film non in lingua inglese. Gli manca di fare l'attore, e finalmente potrà dirsi al livello di Bradley Cooper, regista sceneggiatore e produttore che tutti ricordano anche magistrale interprete al fianco di Riccardo Scamarcio in opere come Il sapore del successo (su Rai 3 alle 21.20).
In breve:
Non sarà il sequel di Kong: Skull Island (su Canale 5 alle 21.20), ma comunque (sulla carta) il prossimo progetto di Alice Rohrwacher avrà un budget decisamente più impegnativo (e meno indipendente) di quello usato per Lazzaro felice. La regista italiana lavorerà, infatti, per Rai e HBO sulla regia di almeno due degli otto episodi da cui sarà composta la seconda stagione di L'amica geniale, serie Tv che adatta per il piccolo schermo l'omonima tetralogia di romanzi firmata da Elena Ferrante. La nuova stagione prenderà il nome dal secondo romanzo della serie, Storia del nuovo cognome. Rohrwacher affiancherà il timoniere della prima stagione, Saverio Costanzo.
C'era una volta Pang Ho-cheung, fra i giovani turchi del cinema indipendente hongkonghese in quegli anni in cui l'ex colonia britannica era appena tornata sotto le grinfie burocratiche cinesi. Poi i soldi e il passare del tempo l'hanno reso sempre meno giovane e meno turco. Insomma, qualcuno deve pur pensare alla pensione. L'assicurazione sulla vita di Pang sarà un esordio in grande stile nel mondo del blockbuster storico di cappa e spada: i nuovi padroni gli hanno dato 240 milioni di dollari da dividere equamente in tre film per adattare su grande schermo Il cervo e il tripode, ultimo romanzo pubblicato (a partire dal 1969) da Jin Yong, il più celebre scrittore cinese del '900.
Il contributo video del giorno è il teaser che farà innervosire un sacco di gente che dà fin troppa importanza a cose risibili, tipo la sfumatura di blu che Guy Ritchie ha scelto per Will Smith nella versione live action di Aladdin.
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