25 anni dopo la sua fondazione, il primo lungometraggio di Lanzmann è una dichiarazione d’amore verso lo stato di Israele di allora, attraverso interviste a intellettuali, reduci deportati, pacifisti, operai e membri del kibbutz. Con lo spaccato di una cultura sionista “di sinistra” praticamente scomparsa oggi.
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L’immagine mancante
Ricordiamo il grande cineasta francese, autore del monumentale Shoah , che ha dedicato la vita a indagare il possibile ruolo dell’immagine nella rappresentazione della storia.
Claude Lanzmann - Filmografia testimone
A cura di Pietro Bianchi
- Pourquoi Israel?
- Shoah
12 anni di lavorazione, quasi 300 ore di girato e una versione finale di quasi dieci ore per una delle riflessioni più rigorose e dirompenti sulla soluzione finale del popolo ebraico. Senza immagini d’archivio e basandosi solo su un’imponente ricerca di testimoni e sopravvissuti, un’opera insuperata nelle riflessioni sull’Olocausto.
- Tsahal
Riflettere sulle Forze di difesa israeliane non vuol dire solo parlare del rapporto tra Israele e la cultura militare, ma anche della precaria esistenza di quello stato e delle sue guerre. Affascinante nella sua audacia, anche se unilaterale sull’occupazione della Palestina, rimane ancor’oggi il suo film più ambiguamente controverso.
- Un vivant qui passe
Il primo dei film tratti da materiali non utilizzati per Shoah, è un’intervista a Maurice Rossel, rappresentante della Croce rossa svizzera che nel 1944 visitò il ghetto di Theresienstadt, alle porte di Praga, certificando le sue buone condizioni. Fino a che punto fu manipolazione da parte dei nazisti e fino a che punto responsabilità?
- Sobibor - 14 Ottobre 1943, ore 16.00
Spinoff di Shoah, racconta la rivolta (riuscita) in un campo di concentramento, a Sobibór, in Polonia, nel 1943. Composta da un’intervista a Lerner, che vi partecipò, è un atto d’accusa verso il luogo comune che ha considerato il popolo ebraico corresponsabile del proprio annientamento.
- L'ultimo degli ingiusti
Con materiali da Shoah e su Theresienstadt, è un’intervista a Benjamin Murmelstein, che nel 1943 fu decano della comunità ebraica locale e che suo malgrado collaborò al funzionamento di un campo di concentramento che i nazisti propagandavano come “umano”, in realtà anticamera per i campi di sterminio.
- Napalm
Uno dei suoi pochi film non legati alla Shoah o a Israele, è il racconto della visita in Corea del nord di Lanzmann nel 1958, durante la quale si innamorò dell’infermiera Kim Kun-sun, ferita dal napalm nella guerra di Corea. Nel 2004, il regista decide di tornare nei luoghi di quell’amore, nell’oppressione della Corea di oggi.
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