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Teatro della Pergola di Firenze

Editoriale 27/2025

Maledetti vi maledirò

Dice Calibano: «Mi avete insegnato/A parlare come voi: e quel che ho guadagnato/È questo: ora so maledire». E allora malediciamoli. E lo facciamo prendendo a prestito le parole di Alessandra De Santis del Teatro delle Moire: «Malediciamo coloro che hanno agito per il proprio tornaconto politico, gettando nel baratro e nello sconforto persone perbene, grandi lavoratori e lavoratrici, persone che rendono migliore il mondo, perché gli artisti e le artiste lo migliorano». Ma chi malediciamo? La Commissione consultiva per il teatro, che attribuisce i punteggi di qualità che concorrono all’entità dei finanziamenti pubblici da parte dello Stato, il suo presidente, Marco Lepre, e quindi il Ministero della cultura che l’ha nominata e infine chi presiede quel dicastero, il ministro Alessandro Giuli. Se, come diceva il drammaturgo Edward Bond, benedetta è la città che fonda un teatro, allora siano maledetti tutti quelli che li stanno falcidiando. Perché questo è successo, succede e succederà. Primo caso emblematico la decisione il 19 giugno da parte della Commissione di togliere la qualifica di “nazionale” al Teatro della Pergola di Firenze - di cui da pochi mesi è stato nominato Stefano Massini come direttore - con tutte le garanzie che quel titolo comporta. Poi il 27 giugno sono stati resi pubblici i risultati per il triennio 2025-2027 e per l’annualità 2025 relativi agli organismi dell’ambito multidisciplinare, e il responso ha fatto tremare. Intanto spieghiamo cosa s’intende per “organismi dell’ambito multidisciplinare”. Con questa voce che sembra conseguenza di un atto puramente catastale s’intendono tutte quelle realtà che si dedicano e s’impegnano a educare, nutrire, sostenere e far crescere il teatro di ricerca; che hanno reso, mettendolo a confronto con le esperienze contemporanee straniere, il nostro teatro di ricerca un’eccellenza internazionale. Prendiamo come esempio Santarcangelo Festival e tre “casi” teatrali a cui ci siamo più volte dedicati: Romeo Castellucci, Ermanna Montanari del Teatro delle Albe e i Motus, che di questa manifestazione sono stati prima spettatori, poi artisti e infine direttori. Senza il festival ognuno di loro, oggi, sarebbe qualcosa di diverso e senza di loro, oggi, il festival non sarebbe quello che è. Questi “organismi” sono realtà costruite sulla volontà d’interpretare il presente, il suo cambiamento, e che in questi anni non potevano non mettere al centro dei loro progetti quei corpi indocili che con il loro semplice esserci rendono possibile uno spazio altro dai confini di genere, dal colore della pelle, dalla nazionalità imposta, dalla territorialità forzata, dall’appartenenza a una patria. Come accennavamo, il 27 giugno la risposta della Commissione al bando di sostegno per queste realtà si è tradotta in un violento declassamento e nell’esclusione di ben 11 festival. Tra chi è stato declassato: Centrale Fies (Dro, TN), Danae (Milano), Armunia (Castiglioncello, LI), 100 Scale (Potenza), Periferico (Modena), Kilowatt (Sansepolcro, AR), Ipercorpo (Forlì), BIG - Bari International Gender Festival... Il caso più vistoso, quello del già citato Santarcangelo Festival, giunto quest’anno alla 55ª edizione, che nonostante dati, documentazione e parametri di qualità è stato trattato come una manifestazione di quart’ordine. Tra gli esclusi, nonostante gli ottimi punteggi del triennio precedente, Attraversamenti multipli (Roma), Teatri di vetro (Roma), Teatro Akropolis (Genova), Artinvita Festival internazionale degli Abruzzi (Chieti), Wonderland Festival (Brescia)... Non sono solo errori tecnici, è una scelta culturale da parte di un Ministero che non è disposto a sostenere il rischio artistico perché ciecamente crede che non faccia profitto. Ma così, oltre a rendere invisibile una scena, un mondo, una visione, stanno cancellando i posti di lavoro di molte persone che fanno del teatro una passione e non un intrallazzo. Che dire dei responsabili? Come direbbe Antonio Rezza, che «sono quel che fanno. E in quel che fanno troveranno un rimpianto inconsapevole».

FilmTv 27/2025

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