(Cineasti del presente)
Un poema cosmico sulla resistenza curda e la posizione delle ambizioni imperiali di Erdogan oggi. Un film che suona come un bootleg dei Velvet Underground strappato a un bianco e nero molecolare, materico, primordiale. Diviso in capitoli, osa chiamare in causa la Turchia e chiederle conto di quale immagine intenda offrire al mondo. Dal canto suo, Keltek ha deciso. Non un'immagine. Un lavoro sull'immagine in grado di darsi come ipotesi di un pensiero. Un film abissale che guarda alle possibili costellazioni di un cinema tutto da fare.