Cecilia Ermini
Al culmine dell’era reaganiana, Beatty rispolvera pugni chiusi e le note dell’Internazionale (che risuoneranno mesi dopo al Kodak Theatre) e si autoconsacra icona progressista. Al di là dell’ideologia, il film respira epicità e passione a pieni polmoni, reinventando lo spazio grazie al bravo...
Storia di un occhio impietoso e sarcastico, di un’anima divisa in due - graffiata dalla Storia e dalle istituzioni -, di uno sguardo conteso fra vecchia Europa di regime e dittature legalizzate d’America. Ottant’anni fa questo racconto crudele di giovinezza e maturità ha inizio, nella...
Dopo l’esaurimento del filone neorealista, Antonioni inaugura una nuova stagione, ricca di invenzioni stilistiche (l’ardito pianosequenza, panoramiche a 360º) e attenzione alle sfumature psicologiche e ambientali. Esistenziale anche il commento musicale (minimale) del semiesordiente Giovanni...
Sesso e pancia diventano una cosa sola: un sogno mortifero che Ferreri condisce con spruzzate letali di umorismo nero in un’orgia che non conosce vincitori. Quattro protagonisti eccezionali (e un angelo della morte che ha le morbide fattezze di Andrea Ferreol) per un simbolo eterno di rifiuto...
Dopo tormentati anni di silenzio, Kurosawa torna al cinema con la mirabolante semplicità del racconto puro: il rapporto quasi dannunziano con la natura è il commovente cardine di una fratellanza senza bandiere, sorretta da un umanesimo (tipico del maestro giapponese) che non vuole arrendersi...
La straordinaria modernità di Lumet anticipò ossessioni che ci tormentano ancora oggi: in questo duro apologo di denuncia (tratto da una storia vera), il regista riflette sullo spettro dei media (che verrà sconfitto in Quinto potere), colpevoli di creare pericolosi eroi dal nulla,...
La diabolica coppia Trintignant/Aulin, dopo il cuore in gola tintobrassiano, ritorna nel bizzarro, bucolico film di Giulio Questi. Dopo i saccheggi al western, il bergamasco scardina le regole del giallo trasformando il genere in anarcoide incubo sessantottino nero come la pece. Meglio un uovo...
«I personaggi che diventano i miei personaggi mi ossessionano, al punto da pensarci continuamente» dice l’entomologo Jacques Becker, che inscrive nella memoria del cinema francese una storia tragica, un meccanismo amoroso che si conclude in incantevole lamento. La Signoret è ovviamente...
La modernità di Preston Sturges sorprende, per lucidità e intelligenza, ancora oggi: qui addirittura (pellicola del 1942) gioca con il metacinema, la comicità pura, il dramma inatteso e con la capacità del cinema di riflettere, con leggerezza mozartiana, sul mondo dentro e fuori dal set...
Una galleria di personaggi da melodramma (a prima vista stereotipati) sfila in una delle più toccanti opere di Minnelli dove il suo stile raggiunge l’apogeo della commozione (specialmente nello straziante finale), fregandosene dell’eccesso di sentimentalismo e ubriacandosi di sogni, amarezze e...
Divagando da un aneddoto sugli ultimi giorni di Nietzsche, Tarr prende spunto dalla follia terminale del pensatore per mostrare la scomparsa della luce, emblema della fine del Mondo e dell’Uomo. Essiccato fino alla sua dolorosa astrazione, lacerante come un urlo silenzioso: il film testamento...
Non è il miglior Lean: troppo farraginoso, troppi set ricostruiti, poca sostanza passionale, ma i turbamenti amorosi del giovane Zivago riescono ancora oggi a consumare scorte di fazzoletti, forse per merito del languore sinistro di Omar Sharif e delle (meravigliose) musiche premio Oscar di...
Lo sconcerto probabilmente: l’occhio dello spettatore è costretto a riabituarsi al concetto di immagine filmica davanti alla miracolosa semplicità di Robert Bresson, che asciuga la mitologia bretone, disarticola parole e corpi per creare la sua personalissima parabola sulla sconfitta vitale e...
Pezzi di vetro che entrano nella carne, simbiosi mortale e sadomasochismo dalle romantiche venature: la Cavani ha coraggio da vendere e si insinua negli abissi della mente umana e della Storia. Non tutto funziona ma la struggente potenza di questo amore malato è impossibile da dimenticare.
Romanzo della controcultura, trionfo teatrale e miracolo filmico di Forman, che racconta l’America repressiva e crudele (Miss Ratched e il manicomio) che zittisce urla di rivolta (McMurphy). Ma, per fortuna, esistono uomini grandi come una montagna che fuggiranno sempre verso la libertà.
Sospeso tra dolente ricordo autobiografico e mitologia omerica del racconto, Theo Angelopoulos (appena scomparso) raccoglie i frammenti del suo passato per sfogare delusioni patriottiche e sociali dove il fascino e il bisogno della spiritualità sembrano perdersi inesorabilmente nel buio della...
Mutilato (come i suoi eroi di guerra) di circa una decina di scene, rimaneggiato da produttori miopi e insensibili, ma nonostante tutto la rabbia cieca dello sguardo di Sam Peckinpah travalica ogni ostilità e diventa, con violenza che graffia per sempre, il punto di partenza di tutto il genere...
Sconsolata foto di gruppo con signora, dove le piccole miserie della borghesia inglese vengono scandagliate con lo sguardo attento e sfumato di John Schlesinger. La malinconia e il grigiore autunnale dei tre protagonisti si insinuano lentamente tra le ossa per poi ammantare di brina l’anima...
La gabbia delle parole (cartelli utilizzati per scandire momenti salienti) e l’anarchia delle regole della società (scene sia a colori sia in bianco e nero) devastano psicologie, liberano pulsioni e così il talento cristallino di Chereau coniuga alla perfezione la sua doppia natura di teatrante...
Fra carrellate e carrelli del supermercato, Godard, all’acme del periodo ubriaco di politica, chiama Jane Fonda (notoriamente pasionaria) e Yves Montand (reduce da due film con Costa-Gavras) per tracciare un diagramma semplice e radicale sulla lotta di classe, con la variabile impazzita dell’...
Attori non professionisti e riprese slegate, documentaristiche: così Louis Malle contamina splendidamente finzione e realtà per confrontarsi con il gigante della Resistenza, insieme a un amaro protagonista dalle pulsioni frammentate e incoerenti che lascia al caso la dettatura delle proprie...
Cinema come microcosmo, isola felice dai colori squisiti dove rifugiarsi dagli orrori della guerra nella speranza che la realtà non contamini il sogno. Il capolavoro di Mikhalkov è sostanzialmente un atto d’amore e d’onore verso la finzione e ci regala il finale più straziante (forse) della...
Finalmente un divertimento nerissimo e senza sconti che attira (ancora oggi) orsi con il miele del politicamente scorretto e, a maggior ragione, tutto appare perfetto. Attori immensi (animali compresi).
Prima della “vergogna” di Fassbender, era Jerry Calà a saltare di letto in letto interrogandosi sulla natura insaziabile del desiderio. Un Ferreri ermetico e privato, proprio come il diario del protagonista.
Che maestro dimenticato Hal Ashby: orchestratore perfetto (Randy Quaid su tutti, nonostante Jack) di tre marinai sbandati, grazie alla solita, solida perfezione di scrittura di Robert Towne.
Campionario meschino e senza sconti, di mediocrità italica maschile. Tognazzi, al suo meglio, è un mostro moderno e mimetizzato che (con il vetriolo) castiga la noia della soporifera provincia.
Sporcizia, sudore e sangue a litri (soprattutto di galline sgozzate) sono ingredienti rischiosissimi che miracolosamente Parker amalgama con sapiente senso dello spettacolarità.
Immagini mobilissime e sognanti danzano attorno al divano/bara di Oblomov. Mikhalkov gioca a pasticciare suoni e voci, coscienza e sollazzo, esaminando le apatiche motivazioni dei desideri rimossi.
Il lato oscuro di Indiana Jones: esotismo e nature incontaminate corrompono l’uomo Harrison fino al fanatismo sporco di sangue nella splendida (e rigorosissima) analisi di Peter Weir e Paul Schrader.
Realizzare un thriller togliendosi di dosso l’etichetta di regista thriller. Avati si libera dagli spettri, li deride in forma di parodia e può continuare (iniziare?) tranquillo il suo percorso di autore agrodolce.