Nader Ghazvinizadeh
«Non dica nulla che sono rientrato, salgo in stanza a rinfrescarmi un minuto, poi scendo direttamente al ristorante». Gavrilov aveva sentito il bisogno di spiegarsi nei dettagli al concierge, ma ormai in mente aveva soltanto fotogrammi sovrapposti di sé sotto la doccia che faceva i gargarismi,...
Si ricordava soltanto queste frasi, di tutte le pagine fittissime scritte sullo scacchista di Astrachan’ nel taccuino. Avrebbe dovuto cominciare daccapo, con il tarlo del suo sosia che vagava per la città, di aver ripreso con la vodka, di aver perso l’aura immateriale che aveva acquisito presso...
Il concierge non sembrò notare che Istvan Gavrilov era male in arnese. «È un ottimo fingitore oppure un pessimo osservatore» pensò. La vista della hall, degli inservienti, per un attimo lo rassicurò, un attimo dopo invece fu come mandar giù una goccia di veleno. Era tardi per pranzare, presto...
Una mattina, dopo aver mangiato un budino di riso a colazione, Istvan Gavrilov scese nella hall e si sedette dietro alla vetrata dell’albergo. Aveva ancora la cannella in fondo alla gola che si accese un sigaro. Accadde quasi alla fine del sigaro, l’imprevisto: tra la folla che sfilava per il...
Per una serie di vicende casuali e ordinarie Istvan Gavrilov era finito dietro alla vetrata di un albergo nella grande città. Passava le mattine guardando il viavai sul Grand boulevard, dopo esser sceso nella hall. L’albergo era perfetto, tutto di legno e di panno. Incrociare gli inservienti...