Nel 1967 negli Stati Uniti si scatenarono un totale di 159 rivolte in varie città tra cui una delle più famose e devastanti fu quella di Detroit, durata cinque giorni e notti e iniziata in seguito alla retata della polizia in un locale. Nel cinquantesimo anniversario di quegli eventi, in cui moltissimi rimasero feriti e 43 persone di cui 33 afroamericane persero la vita, Kathryn Bigelow sceglie di raccontare tutta la brutalità della polizia contro la comunità nera, tema purtroppo sempre attuale in questi anni di #BlackLivesMatter. Non è la prima volta che Bigelow sceglie un soggetto spinoso e controverso, con scene di violenza difficili da sostenere, ma rispetto alla waterboarding di The Hurt Locker qui si va molto oltre. Tanto che il pubblico e la critica americana hanno sollevato obiezioni di moralità per la fedele ricostruzione della mattanza poliziesca, in particolare in merito a una lunga parte del film ambientata nell’Hotel Algiers. Qui i poliziotti fecero irruzione in seguito a un colpo di pistola a salve e misero a ferro e fuoco l’albergo, seviziando e torturando psicologicamente gli occupanti, tutti neri a parte due donne bianche. La regista si è affidata a molti attori pressoché sconosciuti, ma pure a qualche star come l’inglese John Boyega, fattosi notare in Attack the Block e divenuto famoso grazie a Star Wars – Il risveglio della forza, e Anthony Mackie, il Falcon dei film Marvel, mentre tra i bianchi i volti più famigliari sono dei giovani Will Poulter e Jack Reynor.