Cecilia Ermini
Legal thriller di nobilissima fattura che scava senza ritegno nelle coscienze marce del maschilismo americano di provincia. Il fulcro dell’azione è la risoluta avvocatessa Kelly McGillis ma è Jodie Foster, al suo primo vero ruolo maturo, a rubarle scena e Oscar. Da recuperare.
Come thriller, cara Jane Campion, non ci siamo: poca suspense, zero sorprese, moventi scadenti. Ma l’indagine parallela sul desiderio femminile, fieramente uterino, decisamente privo di remore, è di rara intensità, zeppa di momenti toccanti (sì, in tutti i sensi).
Per anni ingiustamente bistrattato, l’ultimo film di Chaplin (prima e ultima volta in Technicolor) traballa un po’ fra commedia e baruffe sentimentali ma riesce comunque a commuovere grazie all’ennesimo afflato romantico, orgogliosamente incurante del patetico.
Dal capolavoro assoluto della letteratura italiana novecentesca, Germi (come l’ingegnoso Gadda) riscrive la grammatica del cinema italiano, suggerendo un nuovo linguaggio sia per la commedia all’italiana che verrà, sia per i futuri ritratti (al nero) della borghesia.
Il caro vecchio Karel Reisz (fra un mese ricorreranno i dieci anni dalla morte) alla sua ultima prova registica si affida alle indubbie doti introspettive della penna di Arthur Miller (che si rifà a un suo testo teatrale) e, pur sbandando qua e là, imbrocca la strada giusta del giallo...
La magnificenza di questa favola arturiana, orgogliosamente pagana e dolcemente panica, è forse il risultato più vicino all’utopia wagneriana dell’opera d’arte totale, grazie alla perfetta armonia fra suoni, poesia e messa in scena, orchestrata con sublime piacere dall’incantatore Boorman.
Oscuro e profondo come gli abissi scandagliati da ragazzo insieme a Jacques Cousteau in Il mondo del silenzio (splendido documentario oceanografico del 1956), Louis Malle è stato - il 30 ottobre avrebbe compiuto 90 anni - cineasta sfuggente e mai uguale a se stesso, ondeggiando per...
Il sapiente Cukor al suo meglio in questo finissimo e calibrato melodramma che riesce a fotografare con impietosa crudezza tutti i tranelli della manipolazione psicologica, con l’ausilio di attori strepitosi (l’oscarizzata Ingrid Bergman) e sinistri (l’obliquo Charles Boyer).
Magistrale viaggio alla riscoperta dell’essenza della natura umana condotto da uno Skolimowski, nuovamente in stato di grazia dopo alcuni anni appannati, capace di imbestialire una messa in scena radicale e regressiva con straripante forza visionaria.
Una straziante storia d’amore e di miseria che fiorisce fra la spazzatura e i ratti di una New York più fetida che mai. Schlesinger, al primo affondo in terra americana, regala nuovi impulsi alla New Hollywood e lancia definitivamente la gloriosa carriera di Dustin Hoffman.
Non certo il miglior Lenzi (i fasti dei gialli psicologici fine anni 60 sono lontanucci), forse per colpa di una sceneggiatura troppo audace per l’epoca, ma gli echi di Mario Bava e l’ottima colonna sonora di Morricone provocano ancora oggi qualche sussulto da brivido.
Spudorata punta di diamante del parossismo anabolizzante degli anni 80, il film di Menahem Golan (sceneggiato da Sua Maestà del muscolo Sylvester Sly Stallone) miscela bene melodramma familiare e testosterone in canottiera che, a distanza di anni, trasuda ancora copiosamente.
Non sono le Streets of Fire percorse da Springsteen (problemi di diritti non hanno permesso l’utilizzo dell’epica canzone) ma bensì quelle, notturne e fumettose, di una strepitosa favola rock che Walter Hill confeziona miscelando echi di I guerrieri della notte con ritmi alla...
Il volto che non perdona del mitologico Lee Marvin e la bellezza incontenibile di Angie Dickinson al servizio di sua maestà John Boorman. Che stordisce lo spettatore, con ellissi di vendetta e sperimentazioni visive sensualissime di sconcertante modernità, anche a distanza di quarant’anni.
Una mano che sfoglia un libro stanco e ingiallito, all’inizio di un film, è sempre una dichiarazione d’intenti precisa, commovente (come dimenticare le nocche macchiate e rugose di Visconti nei titoli di testa di L’innocente) e fedele serva dello spirito letterario. Grandi speranze...
Ha i ritmi liberissimi del jazz l’insolita biografia di Lenny Bruce firmata da Bob Fosse, un sincopato ritratto di artista bigger than life per il quale lo spettacolo diventa metafora della vita fino alle sue estreme conseguenze. Il jazz era per Fosse un’ortodossa religione da...
Gore Vidal era l’ultimo, illustrissimo superstite di quella generazione americana di scrittori/celebrità (da Truman Capote a Norman Mailer) riconoscibili da chiunque, anche senza aver mai letto una sola riga. Narratore al vetriolo e innovatore linguistico celebrato ovunque, a soli 22 anni...
Noi poveri nati di luglio, soffocati dalla lunga estate calda, siamo oramai abituati fin dalla nascita a festeggiare i nostri genetliaci in un deserto di schermi vuoti, di umidicce arene estive zanzarose e di carta stampata in beato sollazzo vacanziero (eccetto Film Tv naturalmente). Ma quest’...
Charles Baudelaire ci ha insegnato che la Natura non è altro che «... un tempio dove incerte parole mormorano pilastri che sono vivi, una foresta di simboli che l’uomo attraversa nei raggi dei loro sguardi familiari». Senza citare per intero l’insuperabile componimento, è già possibile da...
Dedicare al birdwatching un anno della tua vita, come succede ai tre protagonisti di Un anno da leoni, non è certo una scelta casuale, né alla portata di tutti. Solo un animo bizzarro e raffinato, lunare e sanamente controcorrente, come quello di Steve Martin poteva incarnare tanta...
Dedicato a Max Ophüls. Non poteva essere altrimenti visto il nome dell’eroina (Lola, cugina immaginaria della Montès), visto Il piacere con cui Jacques Demy scombina carte e pagine dei suoi protagonisti, vista la soave Ronde della vita dove trovarsi, perdersi, sfiorarsi è...
Scriviamo l’addio alla Dancing Queen poche ore dopo l’annuncio della morte di Robin Gibb dei Bee Gees. Donna Summer e il musicista australiano uniti nella buona e nella cattiva sorte: varcarono insieme nel 2004 i cancelli gloriosi della Dance Music Hall of Fame per uscirne oggi, a pochi giorni...
E così, a pochi giorni da Donna Summer, se ne va un’altra stella degli anni 70 (qualcuno in Rete sospetta che i Maya non gradiscano affatto i ritmi della disco music): Robin Gibb. Si è spento a Londra a 62 anni, nove anni dopo la morte del gemello Maurice. Unico sopravvissuto della famiglia,...
Pur non potendo verificarlo, c’è un momento, nel primo atto dell’Amleto di Shakespeare, che ha sicuramente folgorato Vincente Minnelli: l’apparizione del fantasma paterno al giovane Principe di Danimarca. Follia? Vi è del metodo (direbbero Rosencrantz e Guildenstern), poiché quell’...
Il Festival di Cannes 2012, proponendo la versione restaurata del primo blockbuster di Steven Spielberg, Lo squalo (1975), fa a tutti un grande regalo. Non solo perché riporta alla luce, e su schermo panoramico, il prototipo del moderno film di suspense, evoluzione in senso...
Nata artisticamente a teatro, Daniela Virgilio negli ultimi anni ha lentamente (e meritatamente) conquistato attenzioni e consensi, grazie soprattutto al ruolo della prostituta Patrizia in Romanzo criminale. La serie, personaggio (e prodotto televisivo) ormai entrato nell’immaginario...
Accadde una notte che il buon Frank Capra sognò l’impensabile: perché non amalgamare la commedia romantica e quella slapstick? Ma i cuori in tumulto e le bucce di banana sono come l’acqua e l’olio! Forse che sì, forse che no, ma (senza scomodare D’Annunzio) Capra decise comunque di osare il...
«Non vedo molta differenza tra un film come Le piace Brahms? e La calda amante. È la stessa cosa, lo stesso film, l’unica differenza è la creazione, nel mio, di un sentimento reale». François Truffaut, in poche righe, spiega così la portata dell’onda nuova francese all’inizio...
Non abbiamo fatto in tempo a congedare le pose “cubiste” di Jonny Groove/Giovanni Vernia (Ti stimo fratello, scritto e diretto a quattro mani con Paolo Uzzi) che all’orizzonte si affaccia, impavida, una schiera di attori incuriositi da come si osserva il mondo dietro una macchina da...
Si apre sulle grandi noti dei Tears for Fears questa pellicola artisticamente “normale” ma storicamente fondamentale per la generazione edonista per eccellenza. Quando il Brat Pack sembrava poter spaccare il mondo (la Ringwald su tutti) e John Hughes sfornava con garbo commedie generazionali....