Il pensiero dei produttori corre subito alle sale, e non potrebbe essere diversamente. Paolo Del Brocco (Rai Cinema) è molto chiaro: «Ci preoccupa l’esercizio, il settore che sta soffrendo di più. Come 01 Distribution, abbiamo deciso di aspettare la riapertura delle sale, perché abbiamo una responsabilità in più nel tutelarle. Senza sala non c’è cinema. E riprenderemo dai film che c’erano quando tutto si è interrotto, da Muccino (Gli anni più belli, ndr) e da Diritti (Volevo nascondermi, ndr)». È d’accordo anche Alessandro Usai (Colorado Film): «Visto che molti titoli previsti per l’autunno non saranno pronti, il rischio è che manchi il prodotto. Certo, poi, con le regole di distanziamento sociale e gli accessi contingentati, i film con ambizioni di box office avranno bisogno di più spettacoli, di una tenitura più lunga e di più copie». Resta la possibilità di uscire sulle piattaforme streaming. Del Brocco: «Non siamo in linea di principio contrari, anche per sostenere i produttori, però noi come 01, per il momento, questi film alle piattaforme non li diamo, per essere chiari». E pure Usai ribadisce: «Colorado Film fa tre o quattro film all’anno, con una chiara ambizione commerciale, per noi la sala è importante. La scelta spetta soprattutto alla distribuzione». Fulvio Lucisano (IIF) ha scelto di uscire on demand con 7 ore per farti innamorare, co-prodotto con Vision: «Abbiamo deciso di provarci, perché è un film fresco, per giovani, che magari frequentano di più le piattaforme. Invece il seguito di Non ci resta che il crimine uscirà al cinema». Certo, c’è anche un’altra questione, chiosa Gregorio Paonessa (Vivo Film), perché «bisognerà capire se per questi titoli che saltano la sala si darà corso alla deroga sul prioritario sfruttamento cinematografico in sala, pena la decadenza dei benefici di legge nell’uscire subito in tv o sulle piattaforme». E poi riflette: «Spero che non ci sarà un’ulteriore erosione del pubblico della sala, dovuta alla maggiore dimestichezza con la fruizione domestica di cinema sulle piattaforme di streaming maturata in questi mesi, oltretutto su titoli in prima visione destinati alla sala, anche blockbuster Usa e qualche titolo italiano». Però, Usai è meno pessimista: «Le ricerche ci dimostrano che già oggi gli alto-frequentanti di cinema e i fruitori più intensi di OTT sono molto sovrapposti. Ci potrebbe essere anche una corsa ad andare al cinema. La verità è che quello che succederà davvero non lo sa nessuno». Intanto i set restano chiusi e bisogna gestire bene quel che c’è. «Come film finiti o quasi finiti, pronti per l’autunno/inverno» fa i conti Del Brocco «ne abbiamo una decina almeno: Moretti, Manetti, Mainetti, e diversi altri. Il problema si porrebbe per la prossima primavera». Anche Usai almeno una certezza ce l’ha: «Fortunatamente, il nostro film di Natale per Medusa, 10 giorni con Babbo Natale, sequel di 10 giorni senza mamma, è praticamente concluso. Sarà uno dei pochi film forse disponibili per il prossimo Natale. Anzi, sarei fiero se fosse uno dei primi film italiani che torni a far sorridere i nostri amici esercenti». Piuttosto, aggiunge Paonessa, «in questo momento, da produttori indipendenti, ci preoccupa anche il non poter contare con certezza sui grandi festival come vetrina per presentare i nostri film, come quello nuovo di Susanna Nicchiarelli». Però le istituzioni ci sono, come precisa Del Brocco, perché «questa cosa ci ha colpito tutti e ci ha unito, com’è successo anche nel paese, e si pensa a uscirne tutti insieme». E Paonessa rilancia: «Ora, all’interno e tra le varie associazioni di categoria della filiera, c’è un dialogo quotidiano, con un’intensa e partecipe collaborazione del Ministero per i beni culturali e della sua Direzione cinema».
«Spero che non ci sarà un’ulteriore erosione del pubblico della sala, dovuta alla maggiore dimestichezza con la fruizione domestica di cinema sulle piattaforme di streaming maturata in questi mesi»
GREGORIO PAONESSA