
Andrea Tarabbia
Prese un respiro grosso e salì verso la soffitta, di corsa perché sapeva che, se si fosse fermato anche soltanto un istante su un gradino e avesse rivolto lo sguardo verso la porta chiusa, l’immagine della mano unghiuta che lo voleva ghermire o quella, ben più spaventosa, della chiostra...
Era una voce piccola, «Nico» diceva, «Nico», ma senza gridare né sembrare cattiva: lo chiamava come si chiama qualcuno che si conosce. Sulle prime, lui si paralizzò: la malinconia che sentiva si era trasformata in paura; poi gli sembrò che la voce assomigliasse a quella che faceva il papà...
Alla fine dell’estate, quando si erano finalmente trasferiti, la mamma gli aveva detto che pensava che avrebbero proprio vissuto bene nella casa nuova, anche se adesso erano soli. Avevano un piccolo giardino dove lui avrebbe potuto giocare ogni volta che voleva, e la cameretta era grande, anche...