Gianni Amelio
Douglas Sirk paragonava il lieto fine, obbligatorio al suoi tempi nel cinema americano, al Deus-ex-Machina della tragedia greca. Il pubblico di oggi (diceva), come quello antico, vuole conservare il suo ottimismo almeno nello spazio di uno spettacolo e uscire con la speranza che c'è sempre un...
L'intelletiuale che non fa di professione il critico cinematografico, non viene cioè pagato per andare al cinema ma si paga il biglietto da solo, è in genere portato più alla stroncatura che all'applauso. Non ha le cautele del recensore (magari il film precedente di quel regista non era male e...
Quel poco d'inglese che so l'ho imparato, come tanti della mia generazione, dalle canzoni dei Beatles: i testi li sapevo a memoria. Un giorno un'amica portò da Londra un disco speciale dove Peter Sellers declamava in tono asprigno e affilato i versi di A Hard Day's Night. Mi spiegò (la...
Si dice che nel mio mestiere ogni volta che cadi a terra ti devi rialzare subito, da solo, come una palla di gomma che rimbalza. Altrimenti rischi di restarci, a terra. Dopo uno smacco è duro ritrovare la voglia o la possibilità di rimettersi al lavoro. È crudele, ma si capisce. Meno chiaro è...
Alexander Mackendrick, chi era costui? Non molti lo sanno, ma un regista di oggi, Barry Levinson, se lo ricorda bene e gli rende omaggio ogni volta che può. In Rain Man, mentre Tom Cruise fa l'amore nella stanza d'albergo con Valeria Golino, suo fratello Dustin Hoffman è tutto preso...
«Il cinema, da quando se ne parla in sede estetica, è comunemente creduto un'arte del movimento. Il cinema soltanto adesso arriva a sfruttare, a un livello di assoluta parità, tutti i vari elementi di cui si compone, in un risultato atonale; soltanto adesso arriva a suggerire il contrario del...
Per molti profani, compreso il sottoscritto, la differenza tra Dashiell Hammett e Raymond Chandler non è poi così lampante come dovrebbe essere e come certo gli specialisti sanno individuare. Confesso che sono arrivato ai loro libri sempre per il tramite del cinema e sono perciò influenzato...
Se è vero che negli anni '50 la fantascienza risorse dopo un decennio di letargo, è anche grazie a un film come The Fly, ovvero L'esperimento del dottor K. La Fax vi spese qualche dollaro in più per il colore e il cinemascope, ma credette soprattutto nel copione di James...
La scena più bella di Gli ultimi fuochi si deve a Elia Kazan (regista), a Harold Pinter (sceneggiatore), agli attori Robert De Niro e Donald Pleasence, ma si deve soprattutto a Francis Scott Fitzgerald, autore del romanzo (incompiuto) che s'intitola in originale come il film, The...
«Credo di saper guardare, se qualcosa son capace di fare, e che ogni guardare trasuda falsità, perché è quello che ci getta più al di fuori di noi stessi, senza la più piccola garanzia... Ad ogni modo, prevedendo ne in anticipo la probabile falsificazione, guardare diventa possibile: basta...
Chi s'imbatte nella pubblicità televisiva sa che uno spot su cinque è dedicato alle automobili. Sa anche che le macchine della pubblicità viaggiano sempre su strade sgombre, lisce, deserte. Non incrociano altri veicoli, non c'è un mezzo che tenti di sorpassarle: sono fatte per correre, non per...
A Renato Castellani, che non ho mai conosciuto di persona, mi lega un piccolo dispiacere. Nei primi anni '60 venne in Calabria a girare un film molto ambizioso intitolato Il brigante, e quando uscì qualche tempo dopo io, sul giornaletto del liceo, ne scrissi con parole di fuoco. Per...
Devo a qualche studente del Dams se conosco il termine "diegetico", che al miei tempi non si usava. La difficile parola viene dal greco e di solito è riferita alla musica di un film: musica diegetica è quella che nasce da un mezzo visibile e concreto (una radio, per esempio), mentre quella...
Un grosso cinese è disteso sul letto, all'apparenza ubriaco. Una donna minuta, sua moglie, lo picchia furiosamente sulla faccia. I loro bambini, dall'altra parte della stanza, si sbellicano dalle risate. Eppure quell'uomo è il loro papà e la piccola cinese la loro mamma. E quell'uomo grande e...
Al centro sperimentale di cinematografia, dopo il primo trimestre si fà una specie di esame che consiste in un paio di prove scritte, una delle quali fissa, obbligatoria. Si deve commentare, fra i film visti a scuola - quasi sempre classici italiani - quello che all'allievo è parso più...
Quando un film cambia titolo dopo la prima uscita significa che è già un fiasco. Billy Wilder lo imparò a sue spese quando Ace in the Hole (L'asso nella manica) diventò in patria per volere della Paramount The Big Carnival, cioè Gran Carnevale. Il nuovo titolo doveva...
All'inizio degli anni '70 il regista americano Bob Rafelson era famoso in Italia come Michael Cimino dopo Il cacciatore o Quentin Tarantino dopo Pulp Fiction. Il suo film appena uscito si chiamava Cinque pezzi facili e, in un'epoca di contestazione spesso senza causa...
Cadde nella trappola anche il vecchio e abile George Stevens. Se quella di Cristo è la più grande storia mai raccontata (titolo del suo film del 1965) allora ci vorrà lo stile adatto, pensò: aulico, ieratico, maiuscolo; ogni inquadratura deve incutere rispetto e soggezione, deve essere all'...
Due comici affiatati - da Stanlio e Ollio a Franco e Ciccio fino ai televisivi di oggi - bastano a se stessi, nascono e vivono senza un regista e spesso senza nemmeno un copione. Si chiede loro di essere complementari, simili o lontani fisicamente, fedeli a una tipologia e a un repertorio. La...
Perché sullo schermo il pugilato viene bene e gli sport di squadra molto meno? Forse è questione di numeri. Sul ring sono in due, mentre sui campi - di baseball, di rugby, di calcio, di basket - più o meno una ventina: troppa gente per costruirci sopra una storia che ci coinvolga. L'altra...
Una volta capitava con i nomi maschili che finivano per A. Soprattutto Enea, ma anche Catilina e Porsenna, venivano attribuiti a ignare neonate da genitori un po' tocchi. Chissà se il sostantivo regista è stato mai da qualcuno considerato di genere femminile. Penso proprio di no. Anzi per tanto...
Pasolini un po' gli somigliava, se è vero, come ho letto da qualche parte, che in borgata lo avevano soprannominato "Jack Palance", devvo come si scrive, alla romana. Una faccia inconfondibile, secca, ossuta, scavata, con gli occhi che mandano lampi di furia e un sorriso che, se tenta di...
Uno dei meriti che di solito si attribuiscono alla televisione è di aver fatto, per unificare l'Italia, molto più di Garibaldi. La televisione avrebbe dato agli italiani una lingua, scritta e parlata. Non sono d'accordo, o almeno non del tutto. La lingua che la televisione ha insegnato (insegna...
Quando si fa un film che ha per interprete un bambino si resta alla fine con una sorta di rimorso. Sappiamo che le riprese sul set, il lavoro particolare, il clima caotico, le persone stesse scombussolano la vita e le abitudini di chi non è del mestiere, lo catapultano in un mondo indecifrabile...
«Ai cavalli si spara, no?». Che bella occasione perduta per rendere (alla lettera) un bel titolo originale. E quanta inutile pedanteria nella traduzione italiana, come se (osservò Oreste Del Buono) non riuscissimo a capire che Jane Fonda, mentre riceve il colpo fatale da Michael Sarrazin, non è...
«A noi ci possono pigliare solo alle spalle». Diceva così Leonardo, il protagonista di un mio vecchio film per la tivù, La fine del gioco, 16 mm, bianco e nero, anno 1970. Ragazzo calabrese di dodici anni rinchiuso in un riformatorio e filmato da un giornalista, voleva significare con...
In lingua napoletana si dice di uno che ostenta un'eleganza vanitosa, si crede chissà chi e se ne va in giro pavoneggiandosi perché tutti lo guardino. Nella lingua italiana è invece un tale che fa parte di un'associazione criminosa, "basata su una complessa rete di complicità, ricatti, 'delitti...
Per entrare in un cinema basta fare il biglietto alla cassa. Ma per entrare in un film? Quello è appannaggio degli addetti ai lavori. Conosco però un tale che è entrato in un film dopo più di mezzo secolo, senza l'intenzione di parteciparvi ma con un progetto più ambizioso (o umile, a seconda...
Non si può impedire a nessuno di tenere un diario. Soprattutto se si tratta, come dicono i francesi, di un journal intime, se parla cioè dei fatti personali di chi lo scrive. Ma dato che nessuno mette su carta i propri segreti se non vuole farli sapere agli altri, che succede quando la cosa...
Scrivo tre titoli per ricordare (a me stesso) chi era Henry Hathaway: La casa della 92a strada, Il bacio della morte, Chiamate Nord 777. Tre spy-thriller o crime-drama come dicono in America, il cui segno principale è un'immediatezza di racconto, un'immersione negli ambienti dal vero...