Maria Sole Colombo
Maria Sole Colombo è nata a Lecco, ha studiato a Bologna e vive a Roma. Si è innamorata del cinema grazie a Senso di Luchino Visconti e da allora ne parla e ne scrive su Film Tv, Spietati.it, Cinefilia Ritrovata e NeuRadio. Ama i viaggi selvatici in posti in cui nessuno parla inglese, il binge watching e lo sport (da guardare, eh, non da praticare). Ironia della sorte: se potesse salvare un unico titolo dall’apocalisse nucleare, sceglierebbe Il dottor Stranamore di Stanley Kubrick.
Land of Ashes. Per l’esordiente Sofía Quirós Úbeda, che qui adatta ai tempi dilatati del lungo la materia del suo corto Selva, il natìo Costa Rica è “terra di ceneri”, fin dalla sua accezione più letterale: suolo che accoglie le salme dei suoi figli - uomini, donne, granchi e...
Non è cosa nuova la relativa caducità di un film (in quanto pellicola, certo, ma non di meno in quanto file). Eppure, in uno slancio di utopismo estremo, è nella forma cinematografica che il danese Michael Madsen verga le sue lettere: indirizzate ai posteri, come nel doc ...
Aude Léa Rapin sceglie la forma irriducibilmente ambigua del falso documentario per il suo esordio nel lungo: un road movie accidentato sulle macerie del conflitto jugoslavo, scaturito da una presunta reincarnazione - del francese Joachim, che si convince di aver già vissuto la vita di un...
Una famiglia bianca working class, in una non meglio precisata cittadina americana. Padre con la pancetta in piena crisi di mezza età, madre che alterna slanci di amorevolezza e raptus improvvisi di competitività. Figli adolescenti tendenzialmente amorfi, con il consueto armamentario...
Non è un superpotere ma una fragilità congenita del sistema circolatorio quella che procura il nomignolo - e dà il via al racconto di formazione - del “bambino di vetro”, protagonista del film di Samuele Rossi. Dal 1° febbraio on demand, il suo Glassboy è una favola...
I pattini a rotelle, le tavole calde, un quartiere residenziale dell’America middle class, con le sue villette con giardino, solcato da bionde liceali biancovestite e cattivi ragazzi che cazzeggiano fuori dai drugstore. L’esordio di Tyler Taormina ci proietta, fin dalle primissime...
Continuiamo a dire, in questa pandemia senza sale da cui scriviamo, che ci manca il grande schermo. Ripetiamo che senza di lui non è cinema, e che certe immagini, schiacciate in un quadratino che sta in un palmo di mano, non sono più le stesse. Ma perché? Perché quelle immagini devono essere...
Tra le battaglie della terza ondata vi è quella di marginalizzare, nel vocabolario femminista, espressioni generiche e universalizzanti come “la donna” o “il femminile”. Espressioni vaghe che rischiano di appiattire istanze differenti e che, seppur di segno opposto, condividono lo stesso campo...
Si prendano: i fiori di Sanremo, le tutine fluo di Non è la Rai, le maggiorate di Drive In. Si frullino ben bene aggiungendo, al bisogno, generiche espressioni italianizzanti - “como vai?”, “grazi”, “ciaobella” - e qualche fantasioso vocabolo gastronomico - del tipo...