Gianni Canova
Archeologo del visuale e entomologo dell'immaginario, di giorno insegna cinema all'Università (la IULM di Milano), di notte si traveste da Cinemaniaco e vagola sui canali di Sky Cinema cercando di contagiare chi lo vede con le sue insane passioni. In passato ha fatto anche il critico cinematografico, colpa che non ha ancora smesso di espiare. Politicamente totoista, adora i film di Douglas Sirk, di Valerio Zurlini e di Antonio Pietrangeli. La sua attrice preferita è Eleonora Rossi Drago. Ha una sincera e gaudente pietà per chi non riesce a godere di un film di Sorrentino.
Brutta bestia, i luoghi comuni. Nessuno ne è immune. Nessuno. Io stesso, mentre scrivo, se ci penso già intravvedo quelli che probabilmente userò - mio malgrado - nel piccolo ragionamento che segue. Vi è mai capitato di pensare con orgoglio (o di sentire qualcuno vantarsi) di essere “fuori dal...
È un oggetto filmico strano, L’uomo del labirinto di Donato Carrisi. Lontano dai canoni e dai registri del cinema italiano, ma anche dai cliché del genere horror/thriller del cinema internazionale. Una specie di masso erratico di ardua identificazione, oltre che di forte intensità...
A me Martin Eden (recensione sul Film Tv n. 36/2019, ndr) non è piaciuto. Ci ho visto un impianto visuale da Elisa di Rivombrosa e un uso dell’archivio come carta da parati su cui appendere scontate metafore sui destini ultimi dell’universo mondo. Per...
Non so a voi, ma a me a volte manca. Mi capita spesso di chiedermi come avrebbe raccontato l’Italia di oggi, Massimo Troisi. Che storie avrebbe scelto, che mine vaganti avrebbe innescato per combattere l’imbarbarimento delle parole e del pensiero. Per contenere la dilagante ignorantocrazia. Mi...
In un libro scritto ormai quasi vent’anni fa (L’alieno e il pipistrello - La crisi della forma nel cinema contemporaneo, Bompiani, 2000) proponevo di considerare Alien e Batman come le due figure chiave - tanto sul piano simbolico quanto su quello iconico - del cinema contemporaneo. Il...
Si può. Il primo merito indiscutibile che nessuno può negare a un film come Il primo re è che dimostra, con la sua sola esistenza, che anche in Italia un cinema “diverso” si può fare. Diverso dalle commediucole tutte uguali, dai progettini asfittici di basso profilo, dai pezzentismi...