Giulio Sangiorgio
Dirige Film Tv, co-dirige I mille occhi di Trieste, programma cinema, festival, rassegne, insegna (alla Iulm), sviluppa (progetti di film di giovani registi, per Milano Film Network), e, soprattutto, sopporta. Sopporta tantissimo.
Nel cinema di Zombie lo spettatore affoga in un mondo cloaca: il suo affetto ondeggia tra maniaci omicidi e sbirri riprovevoli, la posizione etica, sempre sdegnata, si rimette in gioco in ogni sequenza. Fino al finale: perché quando Il mucchio selvaggio incontra i Lynyrd Skynyrd, si...
Farocki, documentarista, artista video, compositore di immagini, ha una capacità: trovare immagini che disarmano, nella loro semplicità, nella loro evidenza. Qui mostra formazione e uso dei mattoni nel mondo. Rifiutando ogni commento. Ma aprendo nello spettatore questioni sociali radicali.
C’è una novità: «Il Festival del Film di Roma è un festival». E no, non è una tautologia. Non un carnevale romano, non un giro di giostra, non una finestrella sulla Fabbrica dei Sogni. E non una vetrina, un salotto elitario o una rassegna redcarpetcentrica, non uno sfizio pop o un sollazzo snob...
Gemello dell’enigma metafisico di La sparatoria: Monte Hellman asciuga il genere, lo scarnifica sino al realismo concreto. Giocando contro lo spettacolo: un film come un quadro di Remington in movimento, una parabola kafkiana sull’impossibilità dell’innocenza. Tra l’esistenzialismo e...
Episodi del circo nonsense dei Monty Python, che folleggia tra la satira anticlericale, grotteschi siparietti contro il consumismo, cartoon dissacranti, irrisioni sociologiche e il gusto rivoluzionario, anarchico, funebre ed esilarante che annulla ogni linguaggio, ogni retorica, ogni struttura...
C’è in questo opus n° 10 di Kim Ki-duk lo scontro frontale tra due momenti della sua poetica, che lottano l’uno contro l’altro. La furia viscerale, la lirica bassa e fisica dei primi film e la ricerca che viene poi, una forma esotica da esportazione, satura, moralista. Kim si dibatte. Ma è...
Swinging London. Bunny non è all’uscita della scuola. È scomparsa. Se il giallo è il colore convenzionale per definire una storia d’indagine, il nero è quello dell’abisso psicologico in cui ci si perde: perché a Preminger interessa sondare, prima di tutto, le capacità narrative di una mente....
L’omonimo romanzo di Douglas Coupland non c’entra. Figure nel paesaggio di un centro commerciale, problemuncoli di una generazione infantile, un orizzonte culturale inguinale: bozzetti fumettistici, demenza sfrenata, pop triviale. Idiota? Sicuramente. Ma 20 anni dopo è attuale. Sintomatico. ...
Come vuole il noir: nel passato è già scritto il presente e non c’è sostanza per alimentare un possibile futuro. Siodmak compone immagini in cui si scolpiscono sfumature psicologiche, la circolarità della narrazione è già una bara, dentro cui si dibattono le passioni di un uomo. Sepolte vive....
Rubare alla mafia è un suicidio. Per Charley Varrick, che ruba soldi rubati, non è così. Non c’è tregua in questa caccia all’uomo, trionfo del montaggio alternato, di un’espressività urgente ma chirurgica, vittoria dell’acume individuale sulla (mala)organizzazione, parabola sociale al...
Da Shane Black lo Scream del cinema pulp, un gioco in abisso, stereotipo su stereotipo, con adesioni ciniche al genere e rispettose demistificazioni. Kilmer e Downey Jr. sposano ghignanti le dinamiche del buddy movie (slatentizzandone l’omosessualità) in un esasperato ...
Herzog ribalta Ferrara: si apre con il sacrificio personale, si chiude con l’insolente utilitarismo. Non è un rifacimento di Il cattivo tenente, è uno sfregio satirico: i protagonisti di Herzog non hanno mai domato il caos. Qui sì. È Herzog quel cattivo tenente. Sornione, deride la...
Il solo poliziesco di Martino ambientato a Roma è un oggetto atipico. Dalle parti di Petri, in quel territorio dove il cinema usa il genere come forma per discorrere schiettamente d’altro. Un poliziottesco civile, politicamente netto, che impone le sue implosioni anche a Tomas Milian.
Spartiacque del genere horror, cesura netta, violenta, brutale: l’inconscio americano si fa sangue e carne a brandelli, la borghesia è finalmente in pasto alla comunità redneck, l’orrore è il collante della famiglia, immersa in un grottesco sublime, in una parodia furente che non...
Il protagonista di 7 psicopatici sta scrivendo una sceneggiatura. La sceneggiatura di 7 psicopatici. Il suo nome è Martin. Come Martin, d'altronde, è il nome dell'autore del film che scorre di fronte ai nostri occhi: McDonagh, responsabile di quella splendida variazione sul...
In un rigore stilizzato, che si muove tra Dreyer, Tati e una raccolta di figurine pop, la Hausner affronta un tabù del cinema d’oggi: il sacro. E se non c’è derisione né fiducia cieca nel miracolo, c’è un radicale atto di fede. Nell’unico territorio fertile che il cinema laico conosce: quello...
L’enigmatica vicenda dell’enfant sauvage tedesco secondo Herzog. Che, costantemente in bilico tra il momento presente e la sua elaborazione allucinata, fa sì che sulla pellicola si imprimano, insieme, verità e finzione, realtà e delirio, in un’immersione vertiginosa nell’essere...
Noir cupo e grottesco, feroce e fumettistico, primo saggio dei Coen sul caos e la stupidità umana, ribaltamento di un canone (qui è la luce a essere portatrice di terrore) e furioso gioco citazionista. La figura centrale, vedi inquadratura finale, è il cerchio: non ci sono vie di fuga, non ci...
Ricerca dell’assassino per giornalisti arrivisti. Caccia sadica. L’...
Lee Chang-dong (già Ministro della Cultura in Sud Corea) narra la storia di una figura materna vicaria e di una generazione al tramonto. Gioia delle piccole cose, esercizio di una morale: anche questa è poesia. Tra Mother di Bong e Lola di Mendoza, un film antimoderno, lieve e...
La Manciuria, secondo Kim Ji-woon. Ogni sentimento è a rotta di collo: uno dei maggiori stilisti del cinema contemporaneo folleggia tra le forme e la Storia del Cinema Western. E omaggia Sergio Leone per ricordare che quel genere è possibile reinventarlo, farne una questione propria, locale....
Vorrei che, prima di ogni altra domanda, provassi a definire E la chiamano estate...
È una considerazione su un rapporto di coppia uomo/donna, in un tempo interiore e non cronologico, che non va da A a B, ma che è più prossimo a un’idea della filosofia novecentesca, al tempo...
L’idiozia della società dell’informazione sforma il genere incentrato sulle informazioni: la spy story. La realtà è solo un orizzonte: prima ci sono le parole, la speculazione, le ipocrisie, le delazioni e, semplicemente, l’inefficienza cerebrale. Prima di Cogan. Killing Me Softly...
La nave dolce è carica di zucchero, colma di speranze, stipata di persone. La nave dolce ha un nome: Vlora. E attraversa il Mediterraneo, nell'agosto del 1991, trasportando verso Bari, Lamerica, 20 mila cittadini albanesi in cerca di futuro. Sostiene Vicari, dopo aver...
Dopo aver vivisezionato l’etica dell’immagine, l’ideologia del filmare e vivere politicamente con il Gruppo Dziga Vertov, la didattica del genio Godard (o del «più stupido degli svizzeri» direbbe Debord), ritorna all’industria. Per girare una Love Story marxista. Anche su sé e il...
La sensibilità del bozzettista Mottola acuisce i sentimenti nascosti nella poetica nerd di Apatow, commuovendo con un’esilarante storia d’amicizia tra giovani. Che in un’ellisse, nel prefinale, diviene una possibile storia d’amore. Titolo italiano ributtante, per una perla della commedia...
Egoyan al crocevia noir: al solito la memoria arranca nel ricostruire i fatti (che qualcuno definirebbe la mera verità dei contabili) sepolti vivi nello swing sfrenato della società dello spettacolo. Da una storia vera (ma criptata), una sciarada di menzogne. Ma occhio: c’è una chiave.
I battiti sincopati di Genova, le immagini amatoriali che ha prodotto negli anni, un sentimento verissimo, tenero e struggente tra due marginali: Marcello sfugge alla catalogazione, reinventa il cinema tra found footage e interviste frontali. Una poesia, una sinfonia urbana, una...
James Gray, 24enne, gira un saggio sul senso di colpa, in forme noir strette al mélo. E disegna con minuzia il tremore degli uomini, affastellando dettagli, balbuzie emotive, sfumature di dialoghi mai didascalici. Una coreografia di proiettili in balletti deterministi: la mano di un fato che...
Le notti selvagge del protagonista sieropositivo di Xavier Beauvois (attore e regista) sono un’esplorazione nel principio egoistico del piacere (del cinema, in primis), un’odissea tra Delacroix e il kitsch, un rigurgito romantico irritante, gonfio di talento, autoassolutorio, sulle...