Giulio Sangiorgio
Dirige Film Tv, co-dirige I mille occhi di Trieste, programma cinema, festival, rassegne, insegna (alla Iulm), sviluppa (progetti di film di giovani registi, per Milano Film Network), e, soprattutto, sopporta. Sopporta tantissimo.
Ricerca dell’assassino per giornalisti arrivisti. Caccia sadica. L’...
Lee Chang-dong (già Ministro della Cultura in Sud Corea) narra la storia di una figura materna vicaria e di una generazione al tramonto. Gioia delle piccole cose, esercizio di una morale: anche questa è poesia. Tra Mother di Bong e Lola di Mendoza, un film antimoderno, lieve e...
La Manciuria, secondo Kim Ji-woon. Ogni sentimento è a rotta di collo: uno dei maggiori stilisti del cinema contemporaneo folleggia tra le forme e la Storia del Cinema Western. E omaggia Sergio Leone per ricordare che quel genere è possibile reinventarlo, farne una questione propria, locale....
Dopo aver vivisezionato l’etica dell’immagine, l’ideologia del filmare e vivere politicamente con il Gruppo Dziga Vertov, la didattica del genio Godard (o del «più stupido degli svizzeri» direbbe Debord), ritorna all’industria. Per girare una Love Story marxista. Anche su sé e il...
La sensibilità del bozzettista Mottola acuisce i sentimenti nascosti nella poetica nerd di Apatow, commuovendo con un’esilarante storia d’amicizia tra giovani. Che in un’ellisse, nel prefinale, diviene una possibile storia d’amore. Titolo italiano ributtante, per una perla della commedia...
Egoyan al crocevia noir: al solito la memoria arranca nel ricostruire i fatti (che qualcuno definirebbe la mera verità dei contabili) sepolti vivi nello swing sfrenato della società dello spettacolo. Da una storia vera (ma criptata), una sciarada di menzogne. Ma occhio: c’è una chiave.
A 30 anni esatti dalla morte di Elio Petri, uno dei suoi film più famosi, amati e rifiutati con il medesimo vigore. Indagine sulla parola Potere, scandaglio psicanalitico, tra Dostoevskij e Borges, Kafka e il poliziottesco: una sciarada marcia, uno specchio deforme. Un capolavoro.
I battiti sincopati di Genova, le immagini amatoriali che ha prodotto negli anni, un sentimento verissimo, tenero e struggente tra due marginali: Marcello sfugge alla catalogazione, reinventa il cinema tra found footage e interviste frontali. Una poesia, una sinfonia urbana, una...
James Gray, 24enne, gira un saggio sul senso di colpa, in forme noir strette al mélo. E disegna con minuzia il tremore degli uomini, affastellando dettagli, balbuzie emotive, sfumature di dialoghi mai didascalici. Una coreografia di proiettili in balletti deterministi: la mano di un fato che...
Le notti selvagge del protagonista sieropositivo di Xavier Beauvois (attore e regista) sono un’esplorazione nel principio egoistico del piacere (del cinema, in primis), un’odissea tra Delacroix e il kitsch, un rigurgito romantico irritante, gonfio di talento, autoassolutorio, sulle...
Tutto è già sfaldato, tutto non può che peggiorare in questa opera corale di Im Sang-Soo, lontano da qualsiasi messaggio, da qualsiasi coesione: frammenti in cui la disperazione e l’ironia ghiacciano e tagliano. Dal microambiante borghese alla società coreana, tutto sanguina, niente ha senso....
Tre preadolescenti e un'estate nelle Ardenne. Bouli Lanners, già attore per Delépine & de Kervern (Louise-Michel) e Audiard (Un sapore di ruggine e ossa), si conferma autore di un cinema terragno e lunare, legato strettamente al folklore, sempre e comunque trasognante....
Dal bestseller Il club Dumas di Arturo Pérez-Reverte, Polanski gira un elegante film sciarada, dove l’inchiesta sul demoniaco sfugge ai canoni del genere. La logica è irrisa: il finale è un calembour. Improvviso. Un divertissement sull’idiota pretesa di conoscere l’...
Dalla lista nera del maccartismo, sino al ritiro per problemi di cuore, Abraham Polonsky fu autore di soli 3 film. Questo è l’ultimo. Una versione radicale ed eccentrica di ll violinista sul tetto, in forma di sfrontata commedia picaresca, marxista sino al parossismo, alla parodia....
Messa in crisi di un industriale al tempo dell’avvento del Nazismo. Fassbinder adatta Nabokov su spartito di Stoppard, gira in inglese e cesella un noir psicanalitico sul doppio, conseguente riflessione sulla finzione, ancorato a Dirk Bogarde. Nel freddo labirinto cerebrale, l’utopia si fa...
Comincia da un'effrazione, Amour. Da una proprietà privata violata e dalla morte, dalla fine della storia che sta per raccontare, da quel che rimane: una casa vuota, il corpo privo di vita di Anna, l'assenza di Georges. E poi, prima, l'auscultazione minuziosa del rapporto di questa...
Botta & risposta tra Ice-T e il gotha del rap statunitense (all'appello mancano Jay-Z, 50 Cent e Lil Wayne), in fiumi di parole che partono dal presente (non si ricorre a materiale d'archivio) per ricercare le radici storiche, filosofiche, sociologiche del genere, scavando nei valori che...
Viaggio al termine dei generi, confusi in un’opera palinsesto che li inanella uno a uno, facendo sprofondare spettatore e protagonista nella materia di cui è composto il sogno (o meglio: l’immaginario) degli anni 80, tra caricature, edonismo e mondi da Tv via cavo. Capolavoro di surrealismo...
Sghembo delirio western di Robert Aldrich (che lo rinnega), scritto da Dalton Trumbo, è un’opera furente, lirica e nevrotica, filosofeggiante e al solito barocca (c’è spazio perfino per l’incesto). Rock Hudson e Kirk Douglas sono come Tom e Jerry nelle sabbie Usa della tragedia greca.
Ispirato alle conseguenze del radiodramma di Orson Welles La guerra dei mondi, un horror pregno di humour carpenteriano: Bruce McDonald, sperimentatore integrato, trae un divertito B movie da uno spunto geniale, invitando lo spettatore a non cedere all’equazione linguaggio=realtà. ...
C’è un omicidio, forse. O forse è solo il fantasma dei desideri di una coppia stanca, lo spettro delle avventure dimenticate, la voglia di vivere che irrompe nella routine senile. Woody Allen, nel 1993, lavora già sulla sua stessa maniera, regalando un giallo avvinghiato al rosa. Malincomico....
Andrew Dominik è un regista manierista: ricombina forme conosciute, le carica sino allo stereotipo, scarnifica (o aumenta) i personaggi sino alla caricatura. È da qui, da queste figure raccontate all'infinito, da questi miti riconosciuti, da questi vampiri nel cui sangue circolano secoli di...
Provincia dispersa, Appennino Toscoemiliano, localismo ottuso da comunità chiusa, tensioni incestuose così trattenute da aspettare semplicemente un interruttore che le accenda, le incanali, le porti in superficie. Voglie di fuga adolescenziali e ancoraggi familiari; l'insofferenza degli adulti...
Come l’incontro di Fassbinder con Rohmer: il cinema di Ozon mette in scena personaggi in principio stereotipati, si rifugia in un simbolismo orgogliosamente immediato, poi si sottrae alla didascalia, si apre al non detto, diviene racconto morale e gesto politico militante. Sottovalutato.
Le ragnatele deterministiche del noir soffocano lo spettacolo del poliziesco: James Gray preferisce all’azione la reazione implosa nei volti, la dignità ieratica di un’umanità mediocre e colpevole, il dolore di anime lacerate dal conflitto tra etica personale e condizionamento degli affetti. ...
Romero, con un budget da quattro soldi, fa cinema classico, facendo sbarcare gli zombie e i suoi personaggi stereotipati da B movie in un contesto western dei tempi andati: una comunità isolata, uno scontro fratricida, vecchi cowboy intestarditi nelle proprie convinzioni.
Capitolo cinematografico numero 5 per il franchise Resident Evil, filiazione dell'omonimo videogame, incontro tra i morti viventi di Romero (al netto dell'ideologia), la Sci-Fi biologica (al netto della riflessione etica), Doom e Tomb Raider: una macchina da soldi che...
Gli ominidi sboccati e ridotti alla propria adolescenza nei film di Apatow qui sono sposati: la loro libera uscita dal matrimonio dura poco, il tempo di scoprire di non esser mai stati quelli di una volta. Il countdown dei Farrelly li conferma la coscienza della commedia Usa, moralista e acerba...
Numero 4 per la saga Step up, serie da 500 milioni di dollari, titolo sotto il quale non si celano continuità narrative di sorta, ma solo l'eterno ritorno di uno schema antico marchiato a fuoco con un brand, unico fattore distintivo nel cumulo contemporaneo di film del genere. Ovvero il teen...
Florey (con John Huston alla sceneggiatura e Karl Freund alla fotografia: fate voi) s’ispira a un capolavoro di Poe (Gli assassini della Rue Morgue) e lo intaglia come espressionismo tedesco insegna, seguendo le tracce psicanalitiche di Il gabinetto del Dottor Caligari.